"Aïka" Cover 2

Auteur: Pablo Picasso

Nome de l'œuvre "Aïka" Cover 2

Auteur Pablo Picasso

Catégorie Lithographie stone

Année 1954

Certifié le 01 dicembre 2023

Description

Titolo: "Aïka"  Cover 2 (fronte/retro)

Tipologia: Litografia (pietra)

Tecnica: Litografia originale stampata da Mourlot Paris 1954

Dimensioni: cm. 38 x 56,5 - con cornice cm. 75 x 105 (vetro museale)

Anno: 1954

Note: Litografia su pietra originale appositamente realizzato da Picasso per la copertina anteriore e posteriore di VERVE Vol. VIII, n. 29 - 30, 1954 "Suite de 180 Dessins de Picasso" Vallauris 28-11-1953 au 03-02-1954 Stampato da Mourlot Fréres Parigi Edizioni de la Revue Verve, E. Teriade. Parigi

Provenienza: https://jksgallery.com

Vedi biografia sezione " ARTISTI ":   Mourlot  -  Teriade  

-  Certificato "Blockchain Waves, codice NFT : Qhv-99634    (Certificazione Blockchain: https://inarte.it)

- Registrazione "Archivio michelangelo" : :nr. 1745

 

 

... Aïka Sapone è la figlia di Michele Sapone, il sarto di Picasso. Aïka frequentava regolarmente La Californie (la villa-studio di Picasso a Cannes), trovandosi spesso a giocare con Claude e Paloma, i figli che Picasso aveva avuto da Françoise Gilot. :

............. alla fine del pomeriggio, quando il sole declina oltre i rilievi della costa, ricompare sul vialetto de La Californie la Dauphine rossa di Sapone.

E’ stata brava Aïka ? – Domanda Michele Sapone a Picasso

BravissimaUn giorno o l’altro le farò un ritratto…

Il volto di Aïka interessa molto a Picasso. Le sue sopracciglia marcate, la linea ovale degli occhi che si raccorda al naso egizio, la frangetta che delimita la fronte come un caschetto e che prosegue di profilo in una lunga coda di cavallo con l’attaccatura tenuta sempre molto alta….                                                                          (da “Il Sarto di Picasso” di Luca Masia)

Ed ora  una bella storia vissuta da AÏKA SAPONE: 
… E lo stesso Picasso diceva a Silvio: “Debbo difendere la fiducia dei miei collezionisti. All’amico più caro non posso fare la minima riduzione. Tutt’al più, potrei regalargli una tela. Non ho però, in questo momento, amici che possano pretendere a un tale regalo”.


Non era proprio così. Un amico, Picasso s’era fatto, al quale non c’era settimana che non offrisse un disegno o un acquerello, che non gli completasse l’illustrazione di un libro, riempiendone le pagine bianche e i margini di fauni rosso-blu. Picasso adorava il sarto Sapone, l’accento, la mimica, la poesia del sarto Sapone, un povero lavorante italiano che dopo la guerra s’era ritrovato a Nizza, con una bellissima moglie jugoslava, sposa e cuoca perfetta, meraviglioso dono della guerra, che aveva voluto ricompensarlo generosamente dei pericoli corsi in terra straniera. Non c’era settimana dunque che il sarto Sapone non portasse a Picasso un paio di calzoni, un panciotto fantasia, un abito di seta, un soprabito o una pelliccia – o semplicemente della pasta fatta in casa, dei tortellini che a Picasso ricordavano gli ombelichi delle pin-up della costa azzurra, qualche bottiglia di vino prelibato o un cestino di frutta: i primi fichi, la prima uva dell’antica contea, erano per lui:


La loro amicizia non era però basata su questi scambi, più proficui certo per il sarto italiano che non per l’artista spagnolo. Sapone era uno dei rari personaggi che per il suo modo di spalancare gli occhi, di guardare, di gesticolare, divertiva il vecchio Picasso: l’insostituibile buffone del re.


Infastidito dai mille problemi quotidiani della vita, che nemmeno un grande artista riesce interamente ad evitare, … Picasso ritrovava il buonumore non appena vedeva apparire dietro il
cancello de La Californie il sarto Sapone, con la sua irresistibile faccia di mimo italiota. 


Tuttavia, pur colmandolo di doni, una cosa aveva sempre rifiutato: far il ritratto della figlia di Sapone, una bellissima ragazza, degnissima di entrare nel mondo figurativo dell’artista. Proprio perché sentiva quanto il sarto tenesse a quel ritratto, Picasso glielo rifiutava, traendo un segreto compiacimento dalla muta disperazione dell’italiano, che per quel ritratto avrebbe dato la vita e cento vestiti di seta. Ma Picasso, duro , irremovibile; e quando Sapone si faceva accompagnare dalla figlia con il sacchetto dei tortellini preparati dalla moglie, nella borsa, si sforzava di non guardarla, di non rendersi conto della sua presenza, per quanto, bella com’era, quel gioco dovesse costargli una certa fatica. …

da “Parigi era Viva” di Gualtieri di San Lazzaro

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